Roseto Botanico Fineschi

Gli esseri umani mi hanno sempre incuriosita. La loro storia, come hanno affrontato le sfide della vita, la ricerca di se stessi, della felicità e dell’amore. Che cosa gli abbia portato a fare determinate scelte e non altre. Quanto conti il paese d’origine, l’influenza della famiglia o il momento storico in cui hanno vissuto.

Sono un po’ queste le domande che mi sono fatta quando siamo scesi i pochi scalini per entrare nel Roseto Botanico di Gianfranco e Carla Fineschi a Cavriglia, nella provincia di Arezzo. C’è ne aveva parlato un amico insegnante di una scuola agraria descrivendolo come luogo assolutamente da non perdere.

Avrei voluto conoscere questa coppia appassionata di rose, magari essere presente all’inaugurazione  del giardino nel lontano 1967. Sarebbe stato altrettanto interessante sapere perché si siano dedicati anima e corpo alle rose e non, per esempio, ai garofani, i lillà, le ortensie o le peonie. Anche per questi fiori, infatti, sono stati creati importanti giardini in tutto il mondo.

Potrebbe essere perché le rose sono da sempre vicini agli uomini, nella buona e nella cattiva sorte? Non  rappresentano forse il concetto di amore, di bellezza, di purezza, di vita e della sua fugacità? Si sa che hanno il dono di stimolare la fantasia e il desiderio di esprimere i sentimenti più profondi e sinceri. Le corolle sono effimere e delicate come pochi altri fiori. Che dire della fragranza? Sa davvero intenerire anche le anime più dure.

 

Camminare all’interno del roseto, con i suoi circa sette mila esemplari distribuiti in ventun settori, è un’esperienza davvero unica. È la storia della rosa raccontata dalle prime autentiche prove della loro esistenza milioni di anni fa fino ai nostri giorni. Come dire, un museo vivente, che parla del passato di semplice rustico fiore rupestre proseguendo verso le rose sofisticate provenienti dalla Syria, dalla Persia (oggi l’Iran) e dall’Estremo Oriente fino ad arrivare alle qualità che ammiriamo oggi. In mezzo il desiderio ardente dell’uomo di viaggiare nel mondo per scoprire e portare in patria meraviglie fino ad allora sconosciute.

Alla nostra visita di fine Maggio, c’erano rose che dovevano ancora sbocciare, altre erano in fiore o addirittura stavano già appassendo. Per alcune varietà saremo dovuti tornare perché erano ancora lontane dal farsi vedere nel vestito più appariscente.

L’immensa famiglia  delle rose è suddivisa in tre grandi gruppi. L’inizio è stato attribuito a sette rose selvatiche. Da queste, in parte attraverso mutazioni spontanee, in parte volute dall’uomo, sono nate le cosiddette rose antiche. La loro bellezza, i delicati petali ed un inconfondibile effluvio, hanno rubato il cuore a popoli interi.

 

Seguirono le rose variegate e rifiorenti, fino a quel momento non ancora create dai botanici. In quel periodo fecero l’ingresso  anche le straordinarie rose cinesi e le rose tea, vere sensazioni nel mondo degli amanti del fiore. Si diceva che alla rosa tea fu conferita il suo nome perché partiva per l’Europa insieme ai carichi di tè.

La fine del lungo viaggio ha portato alle rose moderne, alte, con uno stelo ben diritto e corolle dalle dimensioni ragguardevoli. Sono loro le più presenti nei giardini del mondo e lo rimarranno fino a quando un’illuminato ibridatore non riuscirà a creare una variante più bella di quelle che abbiamo ammirato fino ad ora.

Il roseto, tutto l’ambiente del resto, è ben protetto. Gatti sorvegliano le aiuole con occhi attenti. Un pavone sul tetto controlla dall’alto. Gli altri, non particolarmente interessati a farci vedere la bellezza delle loro piume, appaiano e scompaiano all’improvviso come agenti in borghese. Sembrano molto schivi e poco inclini a farsi avvicinare o fotografare.

La figlia dei sig.ri Fineschi e il suo personale porta avanti il giardino ed è stata proprio lei a spiegarci che, volendo, si possono ordinare rose delle varietà presenti nel roseto. Dopo un anno è possibile mettere a dimora nel proprio giardino o sul terrazzo per esempio una “Comtesse de la Morandière” (1929) una “Variegata di Bologna” (1909) o anche una “Welwyn Garden Glory”(1996). Affascinante idea che non mi esce dalla testa.

Torneremo in autunno per ammirare le bacche, a quanto pare dalle forme e dai colori davvero sorprendenti e curiosi. Poi ho intenzione di ordinare una rosa antica, una dall’intenso, forte e inconfondibile profumo. Mi vengono in mente parole  lette qualche anno fa: …essa è ornamento della terra, orgoglio del regno delle piante, corona dei fiori, porpora dei prati, riflesso del bello. E’ colma di amore, al servizio di Afrodite, risplende di petali profumati, si culla su foglie tremolanti, si diletta del sorridente zefiro…(Wilhelm Ludwig Doering, Die Koenigin der Blumen oder die hoehere Bedeutung der Rose, 1835)

E’ proprio vero. Le rose si sono conquistate un posto speciale nel cuore degli uomini.

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