Quando meno te lo aspetti 

Quest’anno l’estate si è affacciata in anticipo tanto che le temperature davvero elevate creano qualche difficoltà perfino ai più accaniti sostenitori della bella stagione. Gli stoici affrontano trentasei, trentotto gradi celsius con tanta pazienza e buoni ventilatori. Altri si affidano all’aria condizionata. Per tutti però la voglia di stare fuori è tanta e così, nei fine settimana, la gente va al mare o in montagna per cercare il fresco. 

 

Io, per trovare un po’ di refrigerio, ho deciso di fare un salto in Garfagnana nel cuore delle Alpi Apuane. Oltre al fresco volevo cercare qualche cosa di interessante da fotografare e su cui scrivere.

 

 In base alle ricerche fatte precedentemente ho scelto di visitare l’Isola Santa. Non so perché ma mi era sembrato che si trovasse a Careggine. In effetti, è proprio lì dove il mio dispositivo satellitare mi ha portato dopo poco meno di due ore e un infinito susseguirsi di curve. Solo che dell’Isola Santa non c’era ombra e le spiegazioni da parte di qualche passante su come arrivare erano alquanto vaghe.

 

 

Cosa fare? Un po’ frustrata ho deciso di tornare indietro. Inoltre, anche lassù in montagna, ahimè, più che trovare fresco avrei dovuto accontentarmi di mere temperature leggermente inferiori.

 

 Dopo qualche chilometro sulla strada di ritorno è apparso un cartello per Vagli. È lì che negli anni cinquanta del secolo scorso fu costruita una diga idroelettrica. Fabbriche di Careggine, un piccolo borgo vicino, intralciava la realizzazione del progetto. Così gli abitanti furono evacuati e il paesino inghiottito dall’acqua. Solo quattro volte negli ultimi settant’anni il bacino è stato svuotato per lavori di manutenzione. Ed è allora che gli scheletri del paesino sommerso riappaiono, lasciando una sensazione fra brivido, curiosità e soggezione.

 

Speravo di poter intravedere nell’acqua parti delle case o della chiesa. Purtroppo non è stato così e oltre ad una piscina ben frequentata accanto al lago c’era poco o niente da vedere. Ho invece molto apprezzato l’acqua ghiaccia della Sorgente delle Monache.

Ormai pensavo di dover tornare a casa senza niente di fatto quando, ad un certo punto, si è affacciata l’indicazione per l’Isola Santa. Era come un dono di una buona stella. Avrei fatto due passi al fresco intorno al lago e fotografato il piccolo borgo da più angolazioni. Se non che, oltre a me, un migliaio di persone ha avuto la stessa idea e la speranza di trovare un parcheggio era pari a zero.

 

Non rimaneva che tornare verso Forte dei Marmi e prendere l’autostrada per casa quando, ad un certo punto, ho notato una cava di marmo. Con la coda del occhio ho intravisto  “Poe…” scritto in lettere piuttosto grandi. Ero curiosa a leggere anche il resto della parola per capire che cosa significasse. Le macchine parcheggiate davanti all’ingresso, in effetti, mi facevano pensare che si sarebbe potuto entrare.

 

 Davanti all’ingresso, in alto, era ancora visibile l’insegna “Henraux”. Da ricerche successive ho scoperto che si trattava della cava “Le Tagliate”, dismessa negli anni quaranta del secolo scorso. Il posto, le dimensioni enormi dei blocchi di marmo, il passare degli anni nell’abbandono, la natura che pian pianino si stava riprendendo lo spazio che le apparteneva, tutto quanto aveva una aria misteriosa e lontana dalla realtà.

 

Anche altra gente è stata catturata dalla strana bellezza del posto.  Un gruppo di artisti del collettivo Glitch che si ispira alla “Teoria della pura visibilità” di  Konrad Fiedler (1841-1895), uno studioso e storico dell’arte tedesco, ha scelto le gigantesche pareti di marmo come tele per dipingere. Le loro opere, sia per dimensione che per originalità, erano davvero notevoli. 

 Oltre a questa inaspettata sorpresa ho potuto assistere all’allenamento di un gruppo di giovani speleologi. Alcuni erano esperti che salivano e scendevano lungo le corde come grilli su un filo d’erba, o quasi. Altri si erano resi conto per la primissima volta che cosa significhi tirare su il peso del proprio corpo con il solo aiuto di una corda, delle mani e dei piedi. 

No, il fresco non l’ho trovato proprio. Per visitare l’Isola Santa, invece, farò un altro tentativo quest’autunno. Però mi ha fatto un immenso piacere vedere come un luogo abbandonato e triste, con l’aiuto di giovani appassionati di arte, di cultura e di sport abbia ripreso a vivere. 

 

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2 Comments

  1. Fausto Giusti

    Semplicemente brava! Poche parole e bellissime foto che rendono partecipe il lettore in questa avventura.

    1. Agnese

      Grazie per l’interessamento e il commento gentile. La Toscana ha così tanto da offrire. Vediamo le prossime meraviglie.

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