Clafoutis di Ramassin

Una qualità dei Toscani che ho sempre apprezzato molto  è la generosità con la quale dividono quello che campi ed orti  elargiscono in abbondanza. Mi piacciono cetrioli, insalata, pomodori, zucchini e una generosa scelta di frutta. Tutto quanto raccolto direttamente dai campi o dagli alberi. Non si può avere una qualità e una freschezza migliore di questa.

Per qualche ricetta speciale ho raccolto per diversi anni nel bosco di un vicino violette per una deliziosa marmellata di mele profumata dai piccoli fiorellini.

 

 

A suo tempo, per i petali di rose necessari alla preparazione di un aceto molto particolare, sono stata disposta ad accettare un singolare accordo.  Ora che ci penso, è stata la proprietaria della fattoria a proporlo e non io. Comunque, in cambio delle infiorescenze, avrei potato regolarmente una siepe di rose rosse lunga qualche decine di metri. Inoltre, mi sarei presa cura di un piccolo ed antico roseto sempre all’interno della fattoria che, a proposito, si trovava nella Lucchesia. Mi ricordo con una certa nostalgia le estati in cui partivo all’alba per sistemare siepe e roseto con amore e attenzione e portare a casa cesti pieni di rose.

 

 

Quest’anno, senza veramente cercarlo, mi è capitata di raccogliere le prugne Ramassin, delle quali non avevo mai sentito parlare. Se è per questo, nemmeno di una prugna gialla che porta il nome “Coscia di Monaca”. No, non scherzo. Sarebbe interessante conoscere le persone che conferiscono  alle piante la loro denominazione e soprattutto comprendere quello che passa loro per la mente quando lo fanno.

 

Comunque, la prugna Ramassin, in dialetto piemontese, che sarebbe  “Damaschina” = susina di Damasco, proviene dalla Siria. È arrivata in Italia fra il IX ed il XII secolo, a seconda delle fonti. Curiosamente la sua distribuzione si è fermata, per la maggiore, nella zona del Piemonte. Infatti, è grazie ad un piemontese trapiantato in Toscana che ho potuto assaggiare il frutto, fra l’altro buonissimo, per la prima volta.

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Le prugne sono all’incirca grandi come ciliegie e anche per loro vale il detto… una tira l’altra. Raccoglierle è semplicissimo: si scuotono semplicemente gli alberelli che rimangono piuttosto bassi, così da raccattare da terra i frutti caduti.

 

 

Di solito ogni due anni gli alberi in generale producono  frutta in grandi quantità. Dopo averne mangiata per giorni e regalata una buona parte diventa quasi una sfida trovare il modo per conservare il ben di dio rimasto. Preferibilmente in modo veloce e senza troppa fatica.

 

 

 

A  causa dello zucchero le marmellate non sono più così richieste. Le composte o le gelatine nemmeno. Della frutta sciroppata non se ne parla proprio. Quella sotto spirito contiene grappa o altri alcolici da gustare con parsimonia. I succhi, infine, sono un po’ fuori moda e comunque molto laboriosi da fare.

 

 

Rimangono i dolci, quelli semplici e veloci da preparare come ad esempio il Clafoutis. È  il classico dolce non impegnativo che permette di utilizzare albicocche, ciliegie, mele, pere, pesche, prugne,  frutta di stagione insomma (e anche verdura nella versione salata). L’origine del dolce è da cercarsi nella regione di Limosino in Francia, fra l’altro occupata dai Romani intorno al 51 a.C. No, non si sono portati a casa la ricetta perché fu creata solo nel XIX secolo.

 

 

Dunque, servono

  1. 1 kg di Ramassin o altra frutta di stagione
  2. 1-3 cucchiai di zucchero, in base alla dolcezza della frutta scelta
  3. 3 uova
  4. 2,5 dl di latte
  5. 3 cucchiai di farina
  6. 1 presa di sale
  7. La scorza grattugiata di 1 limone
  8. 1 pacchetto di zucchero vanigliato
  9. Poca cannella, se piace
  10. 5-6 cucchiai di nocciole o mandorle tritate grossolanamente

Bisogna frullare gli ingredienti da 2 a 10 (solo metà delle nocciole/mandorle). Poi si imburra o si olia leggermente una pirofila o ramequins da forno.  Si distribuisce uniformemente la frutta e la si copre con il composto frullato. Infine, si cosparge con la rimanente frutta secca e si passa in forno caldo a 185° C per 35-45 min. Il Clatoufis è buono caldo, a temperatura ambiente o anche freddo.

 

 

Un altro grande vantaggio del Clafoutis è che si può giocare con gli ingredienti. È possibile scegliere il tipo di farina, sostituire lo zucchero con miele o sciroppo, usare olio o margarina al posto del burro. Se non ci sono limoni in casa, se ne può fare a meno. Yoghurt o panna con un po’ di acqua (o anche senza) possono andare bene al posto del latte e così via.

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4 Comments

  1. Fausto Giusti

    Informazioni x me nuove e interessanti, spiegazioni semplici e chiare. Molto brava come sempre. Complimenti

    1. Agnese

      Grazie Fausto. L’argomento ha reso tutto facile.

  2. Alessandra Butelli

    Grazie Anneliese per aver scritto le ricette, ora posso diventare brava come te…forse!!!

    1. Agnese

      Grazie ma penso che tu sia altrettanto preparata. Vediamo se trovo qualche altra cosa di interessante.

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